SOTTO IL SEGNO DELL’ARPA

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Intervista a Nicola Cinquetti sul suo nuovo libro di poesie per bambini: Cartoline dall’Italia, Edizioni Lapis, illustrazioni di Desideria Guicciardini.

C’è ancora spazio, oggi, per un libro di poesie per bambini?

I bambini sono probabilmente i principali lettori di poesia, per il fatto che nelle scuole italiane, per fortuna, si continua a dare molta importanza all’incontro con i testi poetici. E l’esperienza degli insegnanti ci dice che i versi e le rime esercitano sempre una forte attrattiva sui bambini, che per natura si accostano alle parole anzitutto con l’orecchio, godendo dei suoni e dei ritmi.
È vero però che la poesia soffre l’ambiente scolastico in misura maggiore, rispetto ad altri generi letterari, in quanto il lavoro scolastico si svolge all’interno di spazi fisici e mentali circoscritti, non privi di una componente coercitiva, mentre la poesia rivela se stessa in tutta pienezza solo in presenza di una sostanziale libertà di approccio.
Mi riferisco anche all’aspetto grafico e materiale: le poesie non sono a loro agio dentro i libri di scuola, perché nascono per respirare all’interno di spazi vuoti e ariosi, non per essere circondate e soffocate da apparati esplicativi. Con una metafora: le bandiere svelano se stesse solo se esposte al vento; se le tiriamo giù e le stendiamo per osservarle e analizzarle, perdono qualcosa di essenziale.

Se volessimo dare una definizione di “poesia per bambini”, quale potrebbe essere?
 
La poesia per bambini (e più in generale la letteratura per bambini) è quella che il lettore bambino può capire e gustare senza la mediazione di un adulto. Il lettore adulto, d’altra parte, può comprendere e gustare la poesia per bambini solo grazie alla mediazione del proprio sé bambino.
È evidente, poi, che una poesia si lascia gustare da un bambino solo se corrisponde alla sua sensibilità, alla sua immaginazione e alla sua esperienza. In questo senso, la poesia per bambini attinge a piene mani ad altre forme espressive inerenti all’universo infantile, come la conta e la filastrocca per il valore dei suoni, la fiaba e la favola per i significati.
Il terreno buono, per la fioritura della poesia, è quello ricco di meraviglia e di magia: un terreno che appartiene per natura al bambino e alla sua rappresentazione del mondo. Del resto, che cos’è una metafora, se non un’opera di trasformazione di una cosa in un’altra, vale a dire una magia linguistica?
Questo non significa che la poesia per bambini debba necessariamente scaturire da un pathos incantato e suggestivo. Scrivere per bambini significa muoversi in un’atmosfera di leggerezza, che lascia sempre aperta la possibilità di tuffarsi nel gioco e nello scherzo. Ho citato prima la favola e la fiaba, ma la poesia per bambini è imparentata anche con un’altra forma narrativa, tanto amata nel mondo infantile: la barzelletta.

C’è un particolare valore formativo nell’insegnamento della poesia?

Se utilizzo la poesia come un mezzo per dettare un contenuto di carattere morale, pedagogico o… pediatrico, mortifico ogni senso poetico, soprattutto se mi rivolgo al bambino, che fiuta l’inganno e si mette subito sulle difensive: la veste poetica non può essere un confetto con cui rendere meno indigesta la pillola amara del precetto impartito dall’adulto.  
Detto questo, non credo che sia necessario ricordare le virtù benefiche della poesia, in ambito educativo, essendo note da sempre. Mi limito a dire che nel mondo contemporaneo, dove la coscienza è sottoposta a un flusso continuo e indistinto di parole e di informazioni, l’incontro con la poesia può rappresentare una sosta salutare, in quanto insegna a dare attenzione al linguaggio in termini qualitativi, e ad assaporare la ricchezza di significato della singola parola. Ricordo quanto mi disse una ragazzina alle prese con i primi tentativi di scrittura poetica: “Voglio scrivere una poesia con la parola inesorabile: mi piace troppo!”.      

Veniamo alle Cartoline dall’Italia: come nasce questa nuova raccolta di poesie?

Il libro propone un viaggio poetico attraverso le città d’Italia, piccole e grandi, alla ricerca di scorci, monumenti e attrattive da catturare con occhio curioso e descrivere in versi. Come suggerisce il titolo, le cinquantasei poesie si presentano come delle cartoline in rima, scritte con affetto, nella speranza di suscitare nei destinatari un moto di sorpresa o un sorriso. La presenza di altrettante illustrazioni a colori completa il gioco. La mano è quella di Desideria Guicciardini e io ne sono felice, perché le sue figure sono un’alchimia di leggerezza e profondità.  
Da dove mi sia venuta l’idea di questo libro, io non lo so, ma in fondo si tratta di un’idea semplice, che non richiede chissà quale scatto di fantasia. Il mio primo libro di poesie per bambini, Eroi re regine e altre rime (pubblicato nel 1997 dalle Nuove Edizioni Romane e riedito di recente da Parapiglia), è una raccolta di versi dedicati ai grandi personaggi della storia: potrei dire semplicemente che a distanza di anni ho ritrovato l’idea feconda passando dalla storia alla geografia, dagli eroi ai monumenti.
C’è dell’altro, però, che mi viene in mente. Quando ero bambino, negli anni Settanta, ero affascinato dalle immagini in bianco e nero dell’Intervallo che andava in onda sulla RAI. Io guardavo quelle cartoline in bianco e nero, che sfilavano sulla musica suadente e incantatrice dell’arpa, e apprendevo con stupore che ogni città d’Italia ha la sua bellezza da dichiarare e da esibire al mondo con orgoglio: ecco, mi piace pensare che queste mie cartoline siano nate sotto il segno dell’arpa.